Kodbir, Santo Natale 2011
Carissimi
amici
voglio farvi gli auguri di Natale raccontandovi una
piccola storia che ha segnato questo tempo di Avvento, almeno il mio.
Come
ogni anno durante il periodo prenatalizio ho fatto visita ai nostri villaggi
cristiani per preparare il Natale. Tra di essi c'è ne uno che si chiama
Parnatpur dove vivono quaranta famiglie di cui due cristiane. Al mio arrivo
sono stato informato di quello che è accaduto durante la notte. Intorno alle
due si è presentata la polizia e ha portato via una vedova lasciando solo il
figlio di sedici anni. Il motivo, una contesa sui terreni che dura da 15 anni.
Mentre ascoltavo ecco comparire il figlio che aiutato da qualche donna si
affretta a preparare qualche ricambio per la madre e un po’ di cibo, poi esce e
raggiunge la madre in prigione. Continuo il mio programma, confessione, messa,
catechesi. Al termine ecco il giovane tornare, mi si accosta per celebrare il
sacramento della riconciliazione e al termine saltando tutto il cerimoniale gli
do la comunione. Nel momento di silenzio penso a lui , a sua madre e a nostro
Signore. Certamente in questo momento è più vicino a loro due di chiunque
altro. Faccio coraggio al giovane e lo invito a pregare. Nel tragitto di
ritorno in missione penso al fatto. Una donna vedova da qualche mese, in
prigione per un fatto da poco conto e comunque che non sarà mai risolto come
tanti problemi di terreni in Bangladesh e a un figlio lasciato solo che si
chiederà il perché di tutto questo. Mi viene da pensare a Lui che nato tra i
deboli, i poveri, i sofferenti e continua a trovare in questo ricco mondo le
stesse situazioni, e nonostante tutto condivide, a modo suo, le loro fatiche
oppressioni e angosce.
Buon
Natale e felice anno nuovo.
Un
abbraccio,
padre
Michele Brambilla, PIME
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